C’è qualcosa di etereo – quasi ultraterreno – nella figura di Iris van Herpen, stilista 31enne olandese scelta da DS come ambasciatrice dello “Esprit d’Avant-garde” del marchio.
È davanti a te, ma potrebbe benissimo essere altrove, e nello stesso momento. A vederla nello spot della DS 5, però, leggi nel suo sguardo anche una determinazione e una fermezza inaspettata: una stella in ascesa, sbarcata con successo sulle (ambite) passerelle di Parigi e che sempre più viene vista come una delle stiliste che daranno forma alla moda dei prossimi anni.
La van Herpen però ha anche una mente precisa e analitica, quasi scientifica, che si riflette in un approccio al fashion unico. Materiali plasmati con i campi magnetici, o costruiti usando le più moderne tecnologie: soluzioni prese in prestito dall’architettura, dall’astronomia, dalla geofisica.
Di fronte a questa contaminazione continua con campi che nulla hanno a che fare con la moda, la prima domanda da farle arriva facilmente: e le auto?
Mi lascio ispirare moltissimo dal loro processo di design, che sento molto vicino al modo in cui io mi approccio al fashion. E penso che l’attuale modo di costruirle possa essere anche il futuro della produzione di moda. Soprattutto se si pensa alle tecniche di stampa 3D. Molti elementi dei miei abiti sono già creati in collaborazione con aziende che normalmente lavorano con l’industria dell’automobile.
Quanto ti ha sorpreso l’offerta di diventare uno dei volti del nuovo brand DS?
Sono rimasta stupita. Ma, poi, quando ho conosciuto meglio il marchio ho avuto la sensazione che fra il mio modo di lavorare e il loro approccio ci fosse un punto d’incontro molto forte. Cerco sempre di superare i limiti del fashion design, e anche DS ci sta provando nel suo campo. Condividiamo l’attenzione all’innovazione e alla sperimentazione, un certo gusto nel fare cose che non sono state realizzate finora”. La concept che DS ha presentato punta molto su soluzioni innovative in fatto di materiali e finiture, che vedremo in strada solo fra un po’.
Il rapporto fra concept e produzione mi sembra simile a quello fra couture e ready-to-wear, con cui hai a che fare tu…
C’è una certa similitudine fra l’alta moda e le concept car, perché entrambe danno al designer la libertà di sperimentare. Sono laboratori di ricerca per soluzioni che vedremo in futuro. Quello che provo a fare io è un passo in più: colmare il gap fra couture e ready-to-wear mediante la forza della scienza e della tecnologia. Che è un po’ quello che, credo, vedremo accadere anche nell’industria delle auto.
In un’intervista al New York Times hai affermato che i clienti delle tue collezioni “vedono gli abiti in maniera diversa”. Se dovessi applicare questo concetto alle auto, cosa ti piacerebbe vedere?
Mi piacerebbe che si sviluppasse un mercato per l’acquisto di concept car, così come ne è nato uno per la moda sperimentale. Ha permesso ai miei clienti di sostenere il mio lavoro, e potrebbe aiutare anche i designer di auto. E dei Saloni dell’auto cosa ne pensi? Nel mondo della moda sei nota anche per i tuoi show spettacolari. Le sfilate sono il momento in cui tutto arriva a un punto: gli show nascono in parallelo con lo sviluppo delle collezioni, sono elementi profondamente collegati. Ogni spettacolo è unico, il processo di ideazione cambia di volta in volta. Passo molto tempo a provare varie strade fino a che non trovo l’idea giusta, mi piace dare al pubblico anche qualcosa su cui pensare, oltre che mostrargli i miei prodotti. Ecco, penso che per ogni show- anche quelli dell’auto – si dovrebbe lavorare allo stesso modo.
Fra poco sarai alla Fashion Week di Parigi con la nuova collezione ready-to-wear. Un anticipo?
Non voglio rovinare la sorpresa, quindi non posso dire nulla. Ma sappiate che le tecnologie usate nell’industria automotive giocheranno un ruolo fondamentale.
Vedremo mai un modello DS con sopra la tua firma?
Per me disegnare qualcosa che non sia moda è come prendere una piccola vacanza. E tutti ne abbiamo bisogno. Solo il tempo ci dirà dove andrà a parare la mia collaborazione con DS. Ma sì, di sicuro una possibilità c’è.